giovedì 17 aprile 2014

Il pilota dell’F-5



Mar Tirreno
31 luglio 1944

Si può ricordare una nuvola?
Me lo sono chiesto spesso, da bambino. Con il naso all’insù guardavo il cielo, in attesa che si fermasse e mi desse la possibilità, a me che ero stato fino ad allora vigile, di fissarne l’immagine e conservarne il ricordo. Ma dopo un’ora avevo già dimenticato tutto.
Oggi il cielo è radioso o almeno credo. È estate, ma da quassù non vedo altro che una lunga distesa innevata: l’inverno da noi sembra non voler volgere al termine. Eppure ieri ci hanno avvisato che l’VIII corpo USA si è spinto fino al fiume Sée…

Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!  E più tardi hai soggiunto: «Sai... quando si è molto tristi si amano i tramonti...».

A cavallo del mio F-5, un Lockheed P-38 Lightning di produzione statunitense, sorvolo le nuvole. A breve sarò di ritorno a Lione. La base militare di Borgo è un puntino indefinito perso tra le pennellate di ciano e cobalto del mar Tirreno.
Quanti mari ho visto da qui in tutti questi anni? Tanti come troppe sono state le coltri di fumo che dalle macerie arrivavano sino a sfiorare le nubi.

Tutto cambia nell'universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa.

Sono qui, da solo, in compagnia delle mie parole scritte e non dette e di quelle pensate e non ancora affidate alla carta.
«Non pretenderà di essere ancora vivo dopo la guerra, capitano!», mi ha detto qualche giorno fa il tenente Gavoille. Non sono riuscito ad alzare gli occhi dal rapporto: erano pieni di lacrime. Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura.

«Dove sono gli uomini? Si è un po' soli nel deserto...».
«Si è soli anche con gli uomini».

Il largo dell'Île de Riou mi cinge nel suo abbraccio di benvenuto. Finalmente a casa. Quante volte l’ho sognata? Quarantatré come i tramonti... o forse di più?

Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua.


Marzo 2008
Berlino

L’intervista è terminata.
Fuori è quasi buio. Una bellissima notte ricoperta di piccole fiaccole celesti.
“Sarà meglio sbrigarsi”, pensa il giornalista riponendo il taccuino. Saluta ed è già fuori, nel confortevole abitacolo dell’utilitaria parcheggiata a quattro passi da lì. Troppo pochi per separarsi dall’immagine dell’uomo.
Horst Rippert è ormai un vecchio aviatore in pensione. Il suo volto è senza pace. Ha l’alibi della giovinezza, ma a volte questa da sola non basta. Soprattutto quando si è su un Messerschmitt Bf 109 e un F-5 è malauguratamente capitato nel suo campo visivo. Basta un semplice clic per farlo sparire.
Proprio lì, nell’incantevole cielo di Francia.

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