Mar Tirreno
31 luglio
1944
Si può
ricordare una nuvola?
Me lo sono
chiesto spesso, da bambino. Con il naso all’insù guardavo il cielo, in attesa
che si fermasse e mi desse la possibilità, a me che ero stato fino ad allora
vigile, di fissarne l’immagine e conservarne il ricordo. Ma dopo un’ora avevo
già dimenticato tutto.
Oggi il
cielo è radioso o almeno credo. È estate, ma da quassù non vedo altro che una
lunga distesa innevata: l’inverno da noi sembra non voler volgere al termine.
Eppure ieri ci hanno avvisato che l’VIII corpo USA si è spinto fino al fiume
Sée…
Un giorno ho visto il sole tramontare
quarantatré volte! E più tardi hai
soggiunto: «Sai... quando si è molto tristi si amano i tramonti...».
A cavallo
del mio F-5, un Lockheed P-38 Lightning di produzione statunitense, sorvolo le
nuvole. A breve sarò di ritorno a Lione. La base militare di Borgo è un puntino
indefinito perso tra le pennellate di ciano e cobalto del mar Tirreno.
Quanti mari
ho visto da qui in tutti questi anni? Tanti come troppe sono state le coltri di
fumo che dalle macerie arrivavano sino a sfiorare le nubi.
Tutto cambia nell'universo se in qualche luogo,
non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa.
Sono qui,
da solo, in compagnia delle mie parole scritte e non dette e di quelle pensate
e non ancora affidate alla carta.
«Non pretenderà di essere
ancora vivo dopo la guerra, capitano!», mi ha detto qualche giorno fa il
tenente Gavoille. Non sono riuscito ad alzare gli occhi dal rapporto: erano
pieni di lacrime. Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura.
«Dove sono gli uomini? Si è un po' soli nel
deserto...».
«Si è soli anche con gli uomini».
Il largo dell'Île de Riou mi
cinge nel suo abbraccio di benvenuto. Finalmente a casa. Quante volte l’ho
sognata? Quarantatré come i tramonti... o forse di più?
Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno
trovare la sua.
Berlino
L’intervista è terminata.
Fuori è quasi buio. Una
bellissima notte ricoperta di piccole fiaccole celesti.
“Sarà meglio sbrigarsi”,
pensa il giornalista riponendo il taccuino. Saluta ed è già fuori, nel
confortevole abitacolo dell’utilitaria parcheggiata a quattro passi da lì.
Troppo pochi per separarsi dall’immagine dell’uomo.
Horst Rippert è ormai un vecchio
aviatore in pensione. Il suo volto è senza pace. Ha l’alibi della giovinezza,
ma a volte questa da sola non basta. Soprattutto quando si è su un Messerschmitt Bf 109 e un F-5 è malauguratamente capitato nel suo campo
visivo. Basta un semplice clic per farlo sparire.
Proprio lì, nell’incantevole
cielo di Francia.
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